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Gubbio | Gettare le fondamenta per un paese davvero a misura di donne, ieri alla Sperelliana l’incontro “Non è paese per madri?”

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Si è tenuto ieri alla Biblioteca Sperelliana il primo incontro della rassegna La Città delle donne_Spring Edition. Al centro il tema della maternità, con un’ostetrica, un’antropologa e una giornalista a cercare di combattere stereotipi e portare a galla anche le ombre di un’esperienza che non è solo luce. Ombre, però, che quando non sono più un tabù portano le donne a fare rete, per aiutarsi a trovare respiro, conforto e sostegno.

“Vedrai, ti cambierà la vita!”
E’ la frase che ogni futuro genitore si sente dire almeno una volta, nel momento in cui aspetta un figlio. Come questa vita sia destinata a cambiare, però, non te lo racconta mai davvero nessuno.
Un’altra frase che le future mamme poi ascoltano spesso è: “Tranquilla, col tempo dimenticherai tutto!”. In quel momento pensi si riferiscano al dolore del parto ma, col senno di poi, intuisci che forse a essere dimenticate siano anche altre esperienze.
Deve essere necessariamente così, deve accadere che le asperità di alcune situazioni vengano smussate dal tempo oppure che gli anni si sedimentino su di esse fino a schiacciarle e dissolverle. Perché altrimenti come è possibile sentire donne dire ad altre donne parole come “lo abbiamo fatto tutte, lo farai anche tu” oppure “hai voluto la bicicletta!? o ancora “smettila di lamentarti, che madre sei?”.

In questi giorni mi è capitato di leggere sui social alcuni commenti rispetto a recenti dichiarazioni di Federica Pellegrini. La campionessa di nuoto, che da pochi mesi ha dato alla luce Matilde, racconta come la maternità sia più difficile di quanto si aspettasse, anche perché ti costringe a essere per tutto il giorno a completa disposizione di tuo figlio. Ai miei occhi di neomadre queste parole sembrano talmente condivisibili da risultare ovvie eppure molte altre donne hanno pensato di definire Pellegrini come una “viziata” che adesso prova “finalmente cosa significhi la vita vera”. Mi colpisce quel finalmente, che ricorre spesso nei commenti. Lascia trasparire tanta solitudine e un retrogusto amaro che è ancora lì, non è stato poi tanto dimenticato col tempo.

Nadia Mosca, coordinatrice ostetrica del Consultorio del Distretto Alto Chiascio, segue le donne in gravidanza attraverso il C.A.N. – Corso di Accompagnamento alla Nascita e durante l’incontro “Non è un paese per madri?” ha raccontato come l’esperienza del parto sia sempre la stessa, da che mondo è mondo, ma quanto sia cambiato il genere di assistenza che viene offerto dal Servizio Sanitario Nazionale alle future madri.
Le donne oggi possono contare non più soltanto sul sostegno familiare ma anche sul supporto medico e ostetrico offerto dai consultori.
“Quando vi dicono che la sanità pubblica è peggio di quella privata, non credeteci!”, insiste Mosca mentre descrive il percorso di accompagnamento alla nascita, attraverso il quale il Consultorio assiste gratuitamente le donne per tutti e nove i mesi di gestazione e nel post partum, con visite ostetriche domiciliari e incontri dedicati al benessere delle neomamme e dei neonati.

L’associazione di promozione sociale “La Città delle donne”, in occasione del primo di tre appuntamenti dedicati alle politiche di genere, ha riunito tre diverse figure, un’ostetrica, un’antropologa e una giornalista, per dire con forza alle donne che fare rete non solo si può ma è fondamentale.
Valentina Pigmei, fondatrice dell’associazione, ha sottolineato come il nostro Paese soffra tassi di natalità e di occupazione femminile molto più bassi rispetto alla media europea. “I due fattori sono legati,” spiega l’antropologa Barbara Leda Kenny, che parla di quella che definisce la “triade della natalità”. Una donna decide di fare figli quando ricorrono tre diverse condizioni: indipendenza economica, servizi di assistenza sul territorio, possibilità di condividere il lavoro di cura.

Ancora oggi, invece, il mercato del lavoro è caratterizzato da un forte divario retributivo di genere e per una donna non è facile trovare un impiego o mantenerlo dopo una o più gravidanze. Oltre il 70% delle donne che lascia il lavoro dopo essere diventata madre, infatti, indica come causa delle dimissioni il non riuscire a conciliare l’attività lavorativa con quella di cura della casa e della famiglia. Mancano gli asili nido e mancano azioni politiche concrete che, oltre al sostegno economico, consentano di organizzare il ménage familiare non a totale discapito della donna.

In una società nella quale la cerchia familiare è sempre più stretta, servono delle reti solidali a supporto dei neogenitori. Le donne, in particolare, possono vivere momenti di grande difficoltà e solitudine in una fase di grande cambiamento come quella della maternità. La giornalista Nina Gigante ha parlato del concetto di “matrescenza”, coniato dall’antropologa Dana Raphael, che descrive proprio quell’insieme di cambiamenti fisici e psichici ai quali va in contro una neomadre. Matrescenza come adolescenza, un momento di maturazione nel quale si viene di nuovo al mondo in un’altra pelle. Si tratta di un cambiamento di tale portata da avere bisogno di tempo per compiersi eppure alla donna vengono richieste fin da subito un’efficienza innaturale e una dedizione che non contempli neanche un attimo di sconforto.
Uno dei fenomeni tipici del post parto è quello che si definisce con l’espressione inglese mommy brain: si tratta di un decifit temporaneo nelle capacità di concentrazione e di memoria della neomamma. Tuttavia non è l’atto del parto in sé a innescare una reazione simile nell’organismo della donna ma è l’attività di cura.
Per questo motivo è fondamentale supportare le madri ma anche i padri, per un sostegno non solo alla maternità ma alla genitorialità, che va condivisa. La nascita di un figlio, sottolinea Gigante, è un momento delicato nel quale nascono anche nuove relazioni e queste richiedono tempo, presenza e vicinanza.

“La cultura della maternità va ripensata e promossa”, conclude Nadia Mosca, così che fare un figlio non significhi più lasciare indietro la donna per dare spazio solo alla madre e che le famiglie possano accedere a strumenti e reti di supporto in questa fase così delicata della vita.

Il prossimo appuntamento della rassegna “La Città delle donne_Spring Edition” è per il 15 marzo prossimo alla Biblioteca Sperelliana, ore 18,30, per la presentazione del libro “Il femminismo non è un brand” di Jennifer Guerra.

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