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Giorno della Memoria | Per non dimenticare il piccolo Sergio, cittadino onorario di Gubbio e tutte le altre vittime della follia dell’uomo

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Nell’aprile del 2023 l’allora sindaco Filippo Mario Stirati conferiva la cittadinanza onoraria ai parenti di Sergio De Simone, ucciso all’età di 7 anni dai nazisti. Era stato prima deportato in un campo di concentramento, poi selezionato con codardia dopo che alla richiesta “chi vuole rivedere la mamma?” si era fatto avanti ed era stato utilizzato come cavia per esperimenti medici. Il Giorno della Memoria serva anche a questo, a ricordare le singole storie, a dare nomi e volti alle vittime, perché possano continuare a esistere senza essere offuscate dall’oblio di una storia tanto terribile da avere la tentazione di dimenticarla.

Amburgo, bambino impiccato e strangolato dopo essere stato rapito, detenuto in condizioni disumane e utilizzato come cavia per esperimenti medici.

Se fosse un episodio di cronaca dei giorni nostri, questo potrebbe essere questo l’incipit di un articolo sulla vicenda di Sergio De Simone.

Il piccolo Sergio è stato uno dei 20 bambini che, dopo la deportazione e la prigionia nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, fu trasferito al campo di Neuengamme, dove un medico nazista conduceva esperimenti terribili.

Nella cosiddetta “baracca dei bambini” ad Auschwitz correva voce di non farsi mai avanti se un giorno fosse venuto un uomo a chiedere “chi vuole vedere la mamma?”. Quando capitò davvero, Sergio, con l’animo cristallino dei suoi 7 anni, non ha resistito e ha fatto quel passo avanti.  

Fu condotto così a Neuengamme, dove il dottor Kurt Heissmeyer era intenzionato a svoltare la propria carriera individuando un vaccino contro la tubercolosi. Il nazista continuava a portare avanti ricerche fallimentari che prevedevano anche di inoculare il virus ai bambini, che inevitabilmente si ammalavano. Quando poi arrivarono gli inglesi, con l’intento di nascondere ogni prova i tedeschi trasferirono i bimbi ad Amburgo e lì, nell’aprile del 1945, li uccisero.

Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, nella puntata del suo programma “Caro Marziano” dedicata alla memoria dell’Olocausto racconta che “prima gli venne iniettata della morfina, poi vennero impiccati e dato che i loro corpi erano troppo leggeri, per completare l’orrore, un tedesco tira le gambe dei bambini per strangolarli completamente. Alla fine, i loro corpi furono bruciati nei forni crematori per eliminare ogni prova”.
Pif decide di non censurare alcun particolare di questa storia agghiacciante, perché contro l’orrore bisogna sbatterci la faccia, per capirlo per bene.

È lo stesso pensiero che Tatiana Bucci, cugina del piccolo Sergio e superstite dell’Olocausto, ha esternato a Gubbio nel corso della cerimonia di riconoscimento della cittadinanza onoraria a lei, alla sorella Andra, anche lei deportata, e a Mario De Simone, fratello di Sergio.

Nell’aprile del 2023, infatti, il Consiglio Comunale all’unanimità, su proposta dell’Associazione Famiglie dei 40 Martiri, decideva di onorare la memoria di questo tragico evento conferendo la cittadinanza onoraria ai suoi parenti ma anche allo stesso Sergio De Simone.

“Vorrei che tutti fossero capaci di fare i conti con il nostro passato. Non li abbiamo ancora fatti, noi italiani. E vorrei che fossero fatti prima che l’ultimo di noi sopravvissuti si ritrovi altrove”. Furono queste le parole di Tatiana Bucci, pronunciate con grande commozione dopo aver ricevuto l’onorificenza dall’allora sindaco Filippo Mario Stirati.

Ogni 27 gennaio celebriamo il “Giorno della memoria” e sulla storia dell’Olocausto abbiamo libri, film, testimonianze di ogni genere. Eppure, ancora oggi, qualcosa non funziona.
Si dice spesso di stare allerta, ché non è cominciato tutto con le camere a gas ma digerendo ogni giorno sempre qualche piccola barbarie in più. Nonostante questo e con un bagaglio carico di memorie che pesa come un macigno, non riusciamo ancora a essere umani. Siamo ancora in grado di emettere sentenze di morte su altri uomini, anche solo con la nostra indifferenza.

Un grande dramma è che, nonostante ciò che è stato e le atrocità che in alcune zone del mondo esistono tutt’oggi, questo mondo sia riuscito a renderci impermeabili all’orrore. Ogni giorno sempre un po’ più abituati alla disumanità.

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