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Binari morti e stazioni fantasma: l’alta velocità resta un miraggio e lontana anni luce da Gubbio

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Torna di attualità in questi giorni il dibattito sulla rete ferroviaria umbra. Le polemiche sono tutte tra la nuova giunta regionale da poco insediatasi e l’ex assessore ai trasporti e mobilità urbana, Enrico Melasecche, il quale ha potuto riproporre la sua visione in una intervista “stile zerbino” di Marco Brunacci nella trasmissione UPlay di Umbria TV. Ma in alcuni casi questo polverone si è già parzialmente diradato.

È il caso della nuova stazione dell’aeroporto di Perugia, prevista dallo stesso Melasecche a Collestrada. La nuova presidente della regione, Stefania Proietti, in campagna elettorale aveva definito questo progetto “una follia” da cancellare al più presto. Che senso ha una stazione a diversi chilometri di distanza dall’aeroporto, quando esiste già un costoso servizio di autobus (Umbria airlink, pagato dalla regione) che collega Assisi, l’aeroporto e Perugia? Una definizione che sembrava più che azzeccata della ex sindaca di Assisi, ma purtroppo già quasi ritrattata durante il question time del consiglio regionale di martedì 28 gennaio.

L’altro argomento caldo è quello della stazione dell’alta velocità cosiddetta “Medioeutruria” che lo stesso Melasecche ha portato avanti a testa bassa durante il suo mandato. Alla fine, dopo un lunghissimo e acceso dibattito l’idea di realizzare questa stazione a Creti sembrava ormai certa. Sembrava. Il problema è che anche quest’opera è una cattedrale nel deserto. In realtà l’Umbria resta fuori dal grande traffico ferroviario non perché non abbia una stazione dell’alta velocità, ma perché la sua rete ferroviaria che la dovrebbe collegare velocemente alle stazioni più importanti del centro Italia è antiquata e quasi completamente a binario unico.

La proposta del comitato “Ultimo treno” che intendeva deviare la Orte-Falconara verso Assisi, l’aeroporto e il territorio dell’Alto Chiascio non è mai stata presa in considerazione né dalle giunte di destra né da quelle di sinistra. Chissà questa volta?

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