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Miele, Coldiretti: perso il 30% della produzione del cuneese

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I 2.200 apicoltori attivi nella Granda, la metà dei quali professionisti, devono far fronte al clima pazzo e all’esplosione dei costi generata dalla guerra

Il clima pazzo che moltiplica gli eventi estremi, fra siccità e nubifragi, incide negativamente sulla produzione di miele in Provincia di Cuneo, che ha fatto registrare un calo del 30% con le fioriture estive del castagno e del tiglio in alcuni areali condizionate dal caldo e la melata di bosco completamente scomparsa. È quanto emerge dal bilancio di Coldiretti sulla stagione apistica 2022 nella Granda.

Dopo le prime interessanti produzioni di miele di ciliegio, millefiori e tarassaco, con una media di 10 Kg/alveare, si è registrato sul territorio provinciale – spiega Coldiretti Cuneo – un deludente raccolto di miele di acacia, con una media di 5-10 Kg/alveare; in estate per il miele di castagno e tiglio si è arrivati a produzioni massime di 25 Kg/alveare ma in alcune zone il caldo ha tagliato il raccolto di miele fino a 10 Kg/alveare. Ad incidere pesantemente sul calo produttivo nel Cuneese, fino al 30% in meno del potenziale, è stata la mancata produzione della melata di bosco, miele caratteristico della stagione estiva che, dopo annate di produzioni molto consistenti e una progressiva diminuzione nelle ultime stagioni, ha toccato il minimo storico nel 2022 con la metcalfa – l’insetto che nutrendosi della linfa delle piante produce una sostanza zuccherina che attira le api consentendo la produzione di questo particolare miele – praticamente scomparso dai boschi cuneesi.

Oltre alla spallata del clima, gli apicoltori devono far fronte all’esplosione dei costi – sottolinea la Coldiretti – per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina: dai vasetti di vetro alle etichette, dai cartoni al gasolio. Difficoltà che riguardano i 2.200 apicoltori attivi nella Granda, la metà dei quali professionisti, che curano quasi 8.000 apiari secondo le elaborazioni di Coldiretti Cuneo sui dati dell’Anagrafe Apistica nazionale.

Il miele cuneese è un patrimonio di biodiversità messo a rischio dalle importazioni dall’estero, che sono cresciute – evidenzia Coldiretti – di quasi il 18% nei primi cinque mesi del 2022 e l’anno scorso hanno raggiunto i 24 milioni di chili di cui più della metà (14 milioni di chili) da Ungheria, Romania e Ucraina con quasi 2 vasetti su 3 pieni di prodotto straniero, spiega l’analisi di Coldiretti su dati Istat.

“Alla luce di questa situazione è opportuno che anche l’agroindustria scelga il vero miele Made in Cuneo – dichiara il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada – attivando progetti economici di filiera che possano garantire la giusta valorizzazione del prodotto e il lavoro degli imprenditori, e che venga resa omogena la legislazione comunitaria per non penalizzare le produzioni ottenute rispettando le rigide norme di sicurezza italiane rispetto a quelle dei Paesi con sistemi di controllo più permissivi, come avviene per il miele proveniente dalla Cina e dall’Est Europa”.

“Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – rimarca il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu – occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni OGM a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria che abbiamo fortemente sostenuto”.

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