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Futuro incerto per le cucine dei Muratori | Potrebbero traslocare dopo il 2026

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Si attende solo l’ufficialità ovvero una comunicazione da parte del sindaco Vittorio Fiorucci e della giunta all’Università dei Muratori, ma sembra che sia questione di ore e che quindi sia cosa fatta.

Il Comune di Gubbio non intenderebbe rinunciare al progetto finanziato dal PNRR per la riqualificazione degli spazi del palazzo dei Consoli lungo via Baldassini, sotto gli Arconi per capirci, rimasti per ora esclusi dal cantiere per il museo degli antichi umbri.

In pratica, terminato l’intervento nelle sale che erano dell’archivio, lungo le scalette e in quelli usati come magazzino in via Baldassini, si andrebbero a riqualificare i 4 locali adiacenti.
Si parla di un futuro nuovo spazio museale che sfrutti anche la possibilità di “soppalcare” le sale per collegare i due livelli e si parla di una caffetteria interna. I dettagli del prospetto però non sono il tema di questo approfondimento perché l’attenzione, la curiosità e anche le preoccupazioni sono rivolte al futuro delle cucine dei muratori e degli spazi che storicamente ospitano tutti gli eventi conviviali ceraioli e non solo.

La questione infatti sta, innanzitutto, su dove ricollocare la cucina che, subito dopo il maggio eugubino 2026, verrebbe smontata. Ed ecco che una serie di domande si fa largo: dove verrà allestita la nuova? Avrà le stesse dimensioni? Riuscirà a garantire le stesse performance? Sarà terminata entro un anno per il 15 maggio 2027? Resterà permanente?

Per ora si conoscono alcuni possibili scenari, opzioni che sono oggetto di confronti accesi tra le parti in causa e sulle quali non ci sarebbe convergenza: si parla di un eventuale slittamento dell’ampia cucina nella sala cosiddetta di san Giorgio (quella dove si lava il baccalà per il 14 maggio), molto ridimensionata perché in quegli spazi conviverebbe anche la caffetteria del museo. Quindi, una cucina più piccola, riadattata e soprattutto “mobile”.

La perplessità infatti sta nei vincoli che la Soprintendenza sembrerebbe intenzionata a inserire: la struttura deve essere rimovibile terminato il periodo ceraiolo. Il Sindaco sembrerebbe su questo più possibilista e ottimista pensando ad una cucina in pianta stabile ma se ne saprà di più solo nel prossimo futuro.

Viene da sé una nuova serie di domande: le 3 sale contigue che verrebbero ristrutturate e riqualificate, resterebbero a disposizione dei pranzi, delle cene e delle feste ceraiole per tutto l’anno? Gli eventi espositivi saranno invece sospesi solo per il mese di maggio? I circa 15 eventi aggregativi e spesso anche conviviali che ogni anno solare sono ospitati in quegli spazi, saranno ancora accolti? Si pensi agli scacchi, ai balestrieri, ai pellegrini, ai bersaglieri solo per fare alcuni esempi.

Domande e curiosità per le quali a stretto giro dovrebbero arrivare risposte e chiarimenti, soprattutto sulla tempistica: se i lavori inizieranno a giugno 2026, cosa succederà per la prima domenica di maggio 2027?
Si prospetta dunque uno stravolgimento sostanziale di uno spazio centrale per la Festa dei Ceri e per tutta la città, alla luce di un progetto che vorrebbe dare vita nuova e diversa agli Arconi e a tutti i locali che affacciano in via Baldassini e lungo le scalette.

Un’eredità, non la prima, che il sindaco Fiorucci e la sua giunta si trovano a gestire dopo i dieci anni dell’amministrazione Stirati e che, sembrerebbero intenzionati a raccogliere e proseguire, invece che annullare.
Sarebbe, però, da capire se ci siano ancora i tempi e la volontà di rinunciare ai finanziamenti e al progetto. Ma forse, a questo punto, la vera grande sorpresa che Fiorucci potrebbe tirare fuori dal cappello è il piano alternativo al quale stanno ragionando: altri spazi e altri luoghi per trasferire cucina e sale per pranzi, cene, feste ceraioli e momenti conviviali generici? Un “piano B” almeno temporaneo per non correre il rischio di ritrovarsi ad aprile 2027 senza un tetto sulla testa e senza baccalà e tavola bona; e magari farlo diventare stanziale.
Dopo aver visto i Ceri correre davanti alle Logge chissà che non arrivino altri accomodamenti.

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