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A Città di Castello per parlare di allevamenti sostenibili, salvaguardia e tutela della biodiversità

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Sono le proposte emerse nel corso della due giorni della Mostra Zootecnica di San Bartolomeo da associazioni e addetti ai lavori di un settore che in Umbria conta circa 17000 capi di chianina iscritti al libro genealogico, e 540 allevamenti – Sindaco e vescovo insieme fra gli stand della fiera e gli animali come da antica tradizione

“Salvaguardia e tutela della biodiversità attraverso un sistema di allevamento sostenibile mirato al miglioramento del benessere animale, ed in grado di superare le sfide del momento, specialmente in termini di reddito verso gli allevatori, utilizzando gli strumenti messi a disposizione dal mondo della ricerca e dell’informatica cosi da dare tutti gli strumenti necessari agli allevatori per mantenere vitali sia le aziende zootecniche che il presidio sul territorio che esse garantiscono.”

E’ questa in sintesi la proposta e appello degli allevatori e addetti ai lavori emersa nel corso della due giorni della Mostra Zootecnica di San Bartolomeo (una delle rassegne più antiche d’Italia) che si è conclusa la scorsa domenica nel suggestivo scenario del parco comunale Alexander Langer all’insegna delle “eccellenze regionali”. Questo il comune denominatore che ha accompagnato la fiera di San Bartolomeo 2022 affiancata da quella delle merci, durante la quale gli allevatori si sono confrontati con i tecnici dell’Associazione Allevatori dell’Umbria e delle Marche in una vetrina di magnifici soggetti bovini e ovicaprini iscritti ai libri genealogici. Si è parlato di biodiversità regionale e dell’attività dell’Associazione Allevatori, nel workshop che si è svolto all’interno del parco Langer proprio di fronte l’area espositiva. Molti i contributi tecnici e scientifici dei relatori coinvolti che hanno arricchito il tema principale del convegno e cioè il mantenimento della Biodiversità, le nuove sfide nella zootecnia del futuro. Al tavolo accanto agli assessori al Turismo e Commercio e all’ambiente del comune tifernate, ad un rappresentante del consiglio regionale, al Coordinatore Associazione Allevatori dell’Umbria e delle Marche, Emiliano Ciarini, si sono seduti gli esponenti dell’Associazione Allevatori dell’Umbria e delle Marche primo tra tutti il suo presidente, Fabrizio Soro, l’associazione nazionale della pastorizia, l’associazione Nazionale Bovini Italiani da Carne, l’istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche ed il dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari ed Ambientali dell’Università degli studi di Perugia. Molti gli allevatori coinvolti, quasi tutti della zona dell’alto Tevere con alcune decine di capi di chianina presenti in fiera ed un esposizione di capi ovini di razza appenninica e caprini di razza camosciata delle Alpi. A livello regionale al 31 dicembre 2021 sono presenti circa 17000 capi di chianina iscritti al libro genealogico, e circa 540 allevamenti iscritti Mentre per la razza appenninica sono presenti circa 1000 capi iscritti al libro genealogico e circa 30 allevamenti iscritti.

Nonostante il maltempo tante le persone, famiglie con bambini hanno affollato la fiera per ammirare la razza bovina più grande del mondo, la chianina, un tempo allevata come animale da lavoro, oggi riconosciuta a livello internazionale per l’eccellenza delle sue carni ed in particolare Italo, il toro dei record.

Con i suoi oltre 16 quintali di peso e un’altezza di 1 metro e 90 al garrese ed una carriera di riproduttore alle spalle degna di uno “stallone” di rango (oltre 200 monte) il toro di 4 anni di proprietà dell’azienda Francesco Fedeli di Badia Petroia, insignito recentemente alla rassegna nazionale Agriumbria, ha già conquistato il numeroso pubblico di appassionati, addetti ai lavori ed in particolare famiglie con bambini al seguito che dalle prime ore di oggi hanno preso letteralmente d’assalto la zona dove si svolge la mostra accanto alle tradizionali fiere delle merci. Acquistato dal noto allevatore tifernate alla qualificata asta Anabic (Associazione nazionale allevatori bovini italiani da carne) a Castiglion Fiorentino, il poderoso toro è il simbolo del made in Italy della razza Chianina e delle eccellenze del territorio rappresentate da numerose aziende agrarie umbre e di fuori regione.

“E’ stata mia moglie Assunta a dargli questo nome Italo come il treno simbolo dell’alta velocità di cui è innamorata”, precisa con orgoglio Francesco Fedeli affiancato dalla nipotina Lavinia che accarezza il gigante bianco con amore come fosse un cagnolino. Fedeli a nome dei colleghi allevatori intende ribadire con la propria presenza la volontà e caparbietà con cui un settore trainante l’economia regionale vuole andare avanti a testa alta nonostante la crisi energetica e la contrazione dei mercati impongono ulteriori sacrifici ai numerosi addetti che ogni giorno si alzano presto la mattina e vanno a letto tardi la sera. La giornata conclusiva della mostra si è aperta di prima mattina all’insegna di una tradizione ormai consolidata nel tempo, la passeggiata fra gli stand e animali del sindaco e del vescovo monsignor, Luciano Paolucci Bedini, un simpatico incontro tra le istituzioni civili e religiose della città con i protagonisti della manifestazione e i visitatori. Nella stessa mattinata di domenica la Compagnia dei Balestrieri tifernate ha dato vita a una rievocazione del Palio della Balestra a piazzale Ferri.

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